“Il fenomeno dei flussi migratori” Margherita Succio della classe III Liceo Linguistico partecipa al Global Citizens Model United Nations di New York

“L’uomo ha imparato a conoscere e a creare molteplici vie di evasione: dalla società, dai sentimenti, dal disagio, dalla guerra, dal proprio animo. E ognuna di queste evasioni porta con sé cicatrici inguaribili, per un semplice motivo: l’uomo ha disimparato ad affrontare la vita. Una vita che a volte conserva solo tale nome, ma non la sua essenza, perché la violenza dei propri simili supera l’immaginabile. Eppure è ancora vita e vale la pena di difenderla, preservarla, tentare di farne di nuovo un’esistenza degna di essere vissuta, a costo di perderla nel tentativo di sopravvivere.

C’è chi fugge dalla guerra e dalla fame, chi dalla schiavitù e dalla sopraffazione, ma anche nella nostra società comoda e opulenta continuamente fuggiamo. Fuggiamo dal vuoto dei sentimenti e dalla paura di non essere accettati, fuggiamo dalla noia e dalla fatica. E mentre chi fugge la guerra e la fame scappa su precari barconi o a piedi attraverso la desolazione di terre ostili, noi fuggiamo sul tappeto volante delle arti, nel migliore dei casi, o delle droghe e delle monomanie.

Eppure spesso non li capiamo, non li accettiamo, non li vogliamo questi compagni di fuga, scacciati da pericoli ben più tangibili di quelli contro cui ci dibattiamo noi.

I problemi dell’uomo, grandi o insignificanti che siano, sono sempre gli stessi, sono sempre lì. Ci spiano nel buio della mente, ci scrutano, ci sussurrano all’orecchio frasi sconnesse per alimentare la paura e poi ci assalgono, con la furia di animali feriti. Ma tutto ciò ci rende umani, tutti ugualmente simili, tutti similmente uguali.

Anche voi, grandi uomini di potere, preposti alla sicurezza e alla protezione della vita di quasi un’intera umanità, siete esattamente come noi: con le vostre paure, i vostri tentativi di fuga. Siete, come noi, vittime del tormento umano, non carnefici.

E forse sono vittime anche coloro che uccidono, che conoscono solo l’ottica della prevaricazione, della sopraffazione, in un mors tua vita mea senza riscatto, perché non hanno conosciuto altro, non hanno mai saputo che si può scegliere fra chiedere e rubare.

Ma far parte di questo ingranaggio perverso non assolve nessuno. Guardare solo alla propria personale infelicità, volgere lo sguardo altrove, sacrificando sull’altare dell’indifferenza, non è solo immorale, ingiusto e inammissibile: è inumano, perché chi fugge sono genitori e figli, fratelli e sorelle, amici, vicini di casa, come siamo noi, come ne abbiamo noi. Esseri umani, quali siamo tutti. E allora perché guardare ancora il colore della pelle e attaccarlo al petto come una stella a sei punte, legandogli attorno una condanna?”

(Margherita Succio, alunna della III Liceo Linguistico, ha partecipato al “Global Citizens”, una sfida tra gli studenti degli istituti superiori organizzata da Repubblica@Scuola e United Network. Gli studenti dovevano scrivere un discorso sul fenomeno dei flussi migratori: in palio una borsa di studio per partecipare al Global Citizens Model United Nations di New York, al fine di partecipare più attivamente e comprendere più a fondo quel che accade nel contesto delle Nazioni Unite)

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